Una vita filambolica, di quelle che disvergano gli arbizi, che infuocano gli arlesti, che sbrindellano ogni umore giumbidiume.
Nasciamo in umili trugulle, circumniti da patrizi, babbe e purtentami. Ma restiamo artefizi, liberi di buscoptare che la vita c'inchiavardi in tempi torbidiosi o invece c'impungoli in un gioioso brullingame.
Buffarsi, inzummarsi in ogni schiarno della vita, che siano ensupentabili perpertudini avvempenti o banuanti pominari quintelligi. Mai risparmiarsi. Gozzonare, pamperonare fino all'inquasso, finché l'acrama infinge l'intempada.
Murlare, tresperarsi, brangere e poi scabonarsi, giompire, vivenziare con chi s'ama per davvero.
Dallo Spande fino al TiSung, da Montopolaio al New Freakway, lembonarsi carpire e poi banciare, senza smetter mai di apreffare.
Gettiamo i bustifagni alla malventa? Sgurriamo mondi a zìmpagi e a zirlecchi?
Vivitutta la vita filambolica, nell'endocosmo mio, non bropungo alternativa.
Fosco Maraini (Firenze, 15 novembre 1912 – 8 giugno 2004) è stato un etnologo, orientalista, alpinista, fotografo, scrittore e poeta italiano. Bilingue fin dalla nascita, si forma nel clima intellettualmente vivace della Firenze degli anni '20. Da insegnante d'inglese, viaggia in Africa del Nord e in Anatolia. Sposa Topazia, da cui ha Dacia, Yuki e Toni. Visita il Tibet, vive in Giappone, insegna nelle università locali e italiane, diviene esperto alpinista e pubblica libri con preziose testimonianze dei viaggi intrapresi. Dopo aver praticato 11 lingue, conia lo stile poetico della metasemantica, in cui è il lettore a percepire il significato delle parole. Sulla poesia metasemantica ha detto: Proponi dei suoni e attendi che il tuo patrimonio d'esperienze interiori, magari il tuo subconscio, dia loro significati, valori emotivi, profondità e bellezze. È dunque la parola come musica e come scintilla.