C’è, nel donare l’emozione del mondo al proprio corpo morto, un'eterna possibilità di creare commozione.
Bisogna essere radicati, con i piedi ben affondati nella terra, per portare addosso l’abito dell’universo.
Nella mano, nelle rughe del volto, nelle ossa della schiena, c’è tutta la spinta necessaria per dare corpo alle ombre e lasciar nascere il pianto, la risata, il timore e la bellezza.
Non vi è regola nell’incarnare l’universo.
C’è lentezza. Pazienza. Concentrazione.
E c’è umiltà.
C’è lo spogliarsi del buio della guerra e dei piccoli pezzi di umanità consumati ai lati delle strade.
C’è il tempo di svuotarsi dall’orrore e da sé, per riempirsi di nuovo di pioggia e fiori e tempeste di vento e pane.
C’è il raccogliere insieme corpo e occhio, salute e malattia, maternità e peccato, vita e morte.
Sì. Si può essere vuoti, sempre. E, al contempo, si può essere tutto.
Kazuo Ohno (Hakodate, 27 ottobre 1906 – Yokohama, 1 giugno 2010) è stato un danzatore giapponese. Creatore della danza Butoh (danza delle ombre), nel 1949 ha fondato il Kazuo Ohno Dance Studio e realizzato il Kamihoshikawa Studio nel 1961 a Hodogaya, Yokohama, per la creazione e la prova delle sue coreografie. Non smise mai di danzare. Anche quando le gambe non riuscivano più a sostenerlo, continuò a esibirsi seduto su una sedia creando coreografie per sole mani o strisciando sul pavimento. È stato autore di molti libri sulla danza Butoh.