Il vestito mi cade alla perfezione, bene. Capelli a posto, trucco perfetto. Sono sempre stata d’accordo con Aristotele: l’apparenza conta. Puoi essere una cantante eccezionale, ma non si diventa la Divina per caso.
La Divina si costruisce, pezzo per pezzo, giorno per giorno, costi quel che costi. E il prezzo che si paga è elevato: fatica, sudore, sacrificio, studio e digiuno. Al tuo alter ego, a lui, le persone si devono ispirare.
La Divina deve essere perfetta, tanto quanto Anna Maria Cecilia Sophia Kalogeropoulou non lo è.
Ne vale la pena? Sì, ovviamente.
La Divina è venerata, ascoltata, ammirata e soprattutto amata. Anna Maria no, non lo è mai stata.
Nessuno mi stima per ciò che sono, tutti si preoccupano solamente della diva, della mia voce e del profitto che ne possono ricavare. Ma non si può avere tutto nella vita. Questo mi è sempre stato chiaro fin da piccola.
Per essere amata da mia madre dovevo cantare e mi sono sempre sentita amata solo sul palcoscenico.
Chi è Anna Maria? Non importa a nessuno, tutti ne parlano, tutti ipotizzano, perché la mia vita è sempre stata un titolo a otto colonne: La Callas lascia Meneghini – La Callas ingerisce un verme solitario – La Callas e Onassis – La Callas lasciata per Jackie Kennedy.
Ma basta che prima di salire sul palco lasci che la Divina prenda il sopravvento e tutto cambia. La platea si ammutolisce e mi segue in un viaggio dove io sola sono il comandante e lei la passeggera. La incanto, come il pifferaio magico. La porto in un mondo talmente finto da diventare vero, la porto ad amare e odiare, a piangere e a ridere. Io comando, lei obbedisce.
Questo è il mio compito. Io sono l’artefice di me stessa. Né vittima né carnefice. Non sono un angelo e non pretendo di esserlo, ma non sono nemmeno il diavolo. Sono una donna e un'artista seria. Se ho calpestato a volte qualcuno perché sono al vertice, non ci posso far niente. Cosa dovrei fare se qualcuno si sente offeso, ritirarmi?
Signora Callas, tra cinque minuti in scena. Sono pronta, anzi, la Divina lo è.