Nonostante abbia ricevuto molte onorificenze e abbia un bel po’ di medaglie da lustrare, non sono un eroe.
Almeno, non è cosi che definirei me stesso.
Direi piuttosto che sono un ragazzo perseverante.
I miei genitori mi raccontano spesso che sin da bambino ero così, potevo riprovare per ore lo stesso gioco finché non pensavo che fosse abbastanza, che fossi riuscito a farlo proprio bene.
Sono ancora quel bambino, nemmeno il cancro è riuscito a cambiarmi.
La corsa poi, e ancor di più la maratona, richiede pazienza, coraggio e tanta determinazione.
La determinazione per sopportare la fatica, per non mollare davanti alla fame d’aria.
La determinazione per fregarsene del dolore fisico e fare ancora un altro passo.
Non è poi così diversa dalla malattia, a pensarci bene.
Poco importa se hai entrambe le gambe o, come nel mio caso, una sola.
Dopo qualche miglio, quello se lo ricordano gli altri, io penso solo a correre.